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2 giugno festa della Repubblica nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia…stay tuned in arrivo qualcosa di nuovo su questo e su un nuovo canale….

difficolta’ di trasmissione

Cos’e’ successo agli spostati? Saranno mica tornati in Italia?
State tranquilli. Ci basta leggere la recente cronaca per farci passare la voglia. No, stiamo ancora combattendo contro la pioggierellina sottile, la tube e gli agenti immobiliari. Siamo ancora a Londra.
Abbiamo abbandonato Fulham Broadway – si, l’avevo gia’ menzionato nel post precendente – le nostre strade si sono separate e abbiamo iniziato ad esplorare zone diverse. Sempre a Londra, certo. E Luisa e’ sempre piu’ inglesizzata. Anzi, la dovete scusare adesso perche’ e’ domenica mattina ed e’ tempo che si metta ai fornelli a preparare un Sunday roast come si deve.

Beauty time

101…
E’ passato un anno e gli spostati-a-londra sono sempre a Londra…se qualcuno avesse il dubbio che fossero scomparsi. Non stanno piu’ a Fulham e non sanno cosa sia successo al 14 Barclay Road. Anche se Luisa continua ad avventurarsi verso Fulham Broadway ogni tanto perche’ non riesce ad abbandonare due persone molto importanti nella sua vita, anzi 3: Tony and Guy e Gina Conway. Tutti voi saprete chi sono Tony&Guy (se no, probabilmente dovremo dedicarci un bel post al piu’ presto), ma sicuramente Gina Conway non e’ nota ai piu’. Dopo aver lasciato San Francisco per la pioggerellina londinese apre uno dei saloni di bellezza piu’ trendy di Londra. Cosi trendy che – in pieno credit crunch – inagura una filiale a Wimbledon con tanto di yoga rooms e treatments all’avanguardia. Cosi trendy che Luisa non teme di avventurarsi sulla District line nelle ore di punta pur di non mancare ad un appuntamento.

::Gina Conway::
Fulham Road 612
SW5 5RP

Chi segue piu’ di qualche volta sente il bisogno di farci i complimenti per il blog, troppo gentili!!! Mai pensato che il delirante parlarsi adosso in un blog, la quale utilita’ se non marginale e’ zero potesse riscuotere se non successo, simpatia e attenzione certamente non meritati. Sopratutto mai pensato che si sarebbe arrivati non solo al post numero 99, ma a questo che fa cento…e che ogni mese qualcosa vi spinga a 1500 visite dei post (i nostri amici che cliccano le pagine piu’ volte?) . Allora in perfetto stile televisivo, autocelebrativo e commerciale (trash vala’!)ce li facciamo noi i complimenti (cosi’ non dovete sentirvi in dovere di farceli voi) , si era pensato di fare come per gli artisti che non hanno molto o nulla piu’ da dire magari di fare una compilation del meglio di spostati a Londra…ma siccome sono cinico (menomale che e’ rimasto qualcuno che oltre ad esserlo dice di esserlo) non credo a questa robaccia ed in fondo oggi scrivo sul blog e voi leggete e domani chissa’ (vale per entrambi). Ho pensato a qualcosa di diverso, visto che voi leggete il blog e noi possiamo vedere cosa leggete e preferite, invece del meglio vi segnalo se non il peggio quello che vi siete un po’ persi e che forse avrebbe meritato un po’ piu’ attenzione:Welcome backPerche’ no. (Il blog),Gordon’s Wine Bar,Fire alarm: The Monument,Classical music in modern London, La modernita’ corre su rotaia ed arriva a St.Pancras.

PS. Il problema non e’ avere qualcosa da dire (che abbia senso o meno) o il tempo (which is a scarce resource) per un sacco di idee e progetti….non so se e quando scrivero’, quindi non leggete, cosi’ non scriviamo, o forse no 😉

Venti di crisi sulla city

Secondo il vecchio Peter DruckerNo financial person will ever understand business because financial people think a company makes money. A company makes shoes, and no financial [person] understands that. They think money is real. Shoes are real. Money is an end result.”  Se e’ per quello nemmeno di finanza come abbiamo visto piu’ di recente. Forse la finanza e’ cosa troppo seria per lasciarla fare ai banchieri. Di crisi subprime in credit crunch, passando per tracolli in borsa, banche fallite e recessioni imminenti e’ certo che la bolla internet, la crisi russa (1998) ed il market crash del 1987 impallidiscono al confronto. Un fatto emerge: il capitalismo se non e’ morto, proprio bene non sta ed almeno un po’ fallito lo e’ se il profitto rimane privato, ma si nazionalizzano i debiti. Che abbia ragione Gordon Gekko nel dire: “It’s a zero sum game, somebody wins, somebody loses. Money itself isn’t lost or made, it’s simply transferred from one perception to another.” La percezione di chi? Intanto l’Islanda e’ praticamente in Chapter 11….soluzione del problema conquistare la Svizzera?

Uno dei vantaggi di Londra e’ quello di poter girare il mondo pur non uscendo mai dalla citta’: un viaggio attraverso continenti e culture che avviene anche attraverso la scoperta della loro cucina.  E allora senza volare in Africa, ci si ritrova in Eritrea, per riscoprire un paese di nostra vecchia conoscenza, storica visto che deve il nome alla colonizzazione italiana e al fatto di essere affacciata sul Mar Rosso (dal greco antico erytros, rosso). Mosob e’ ristorante a conduzione familiare in un ambiente accogliente con atmosfera eritrea. Il proprietario non manchera’ di consigliarvi per la scelta e a mia volta non manchero’ qualche suggerimento basato sull’esperienza personale: tintimo rolls, zilzil qulwa, zigni fitfit serviti sull’injera (per scoprire di che si tratta vi rimando al sito web piu’ sotto). Finita la cena una piacevole chiaccherata col proprietario di cui, almeno a me, colpiscono due cose: sorriso e passione. Non manchera’ di mostrarvi un libro che e’ una scoperta sulla capitale Asmara Africa’s Secret Modernist City e quindi di farvi fare un viaggio a ritroso nel tempo, nella nostra storia. Asmara fu costruita quasi interamente dagli italiani ed ha la piu’ alta concentrazione di edifici modernisti al mondo,tanto da conquistarsi  una mostra al RIBA l’anno scorso (se vi interessa l’architettura). Ci viene ricordato anche che la prima ferrovia in Africa venne costruita proprio durante il periodo coloniale italiano. Nonostante nel giro di pochi decenni dal ’41 anno della sconfitta in guerra laggiu’ la comunita’ di quasi centomila italiani sia scomparsa l’italiano e’, a tutt’oggi, ancora una delle lingue parlate.

.:Mosob 339 Harrow Road, Maida Vale, W9 3RB:.  tube piu’ vicina Westbourne Park http://www.mosob.com/

Dagli USA al Regno Unito passando per Islanda, Belgio ed altri paesi europei e’ un fallimento o salvataggio da parte dello stato di una banca dopo l’altra….ma di questo e della crisi finanziaria non manchero’ di parlarne prossimamente. Hardy Amies e’ una maison fondata nel 1946 ed un’icona del fashion ed eleganza britannica: ha confezionato vestiti per la Regina, vestito la nazionale campione del mondo nel 1966 e….i costumi per 2001 Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick del 1968. The House si trova a 14 Savile Road ed ovviamente oltre alle linee pret a porter, confeziona vestiti da donna di haut couture ed abiti bespoken da uomo.

Condivido in pieno questo pensiero di Sir Hardy, un gentleman di altri tempi (forse perche’ sono un gentleman o sopratutto di altri tempi?), scomparso nel 2003:

“A man should look as if he has bought his clothes with intelligence, put them on with care—and then forgotten all about them.”

Come si vede la casa reale, calcio, anni sessanta e moda, insomma alcune delle cose che fanno l’Inghilterra veramente Inghilterra riaffiorano, cosa manca allora? Ovviamente la musica e quando si parla di musica non si puo prescindere dai Beatles e tutti pensano ad Abbey Road…per la cronaca nella via dei sarti si trovavano gli uffici della loro etichetta discografica Apple Corp, al numero 3 di Savile Row, dove nel basement gli stessi Beatles registrarono. L’ultima performance  dal vivo dei Beatles avvenne proprio sul tetto di quel palazzo il 30 gennaio 1969.

Tornando a The House come la chiamava in suo fondatore, Hardy Amies si parla di amministrazione controllata….scomparira’? chissa’?

.: Hardy Amies – 14 Savile Row W1S 3JN :.    www.hardyamies.com

E’ ben noto che l’uomo non e’ fatto per volare e probabilmente l’Alitalia, sigh, nemmeno! Da Icaro in poi l’ebbrezza del volo o altre cause ben assortite hanno causato cadute catastrofiche.  Volare, librarsi nell’aria, e’ una passione che ci si porta dentro e difficilmente ci si puo’ togliere pur non essendo Jim Lovell (ndr. unico uomo ad aver volato per ben due volte attorno alla Luna senza poter atterarci, Apollo 8 e 13). Se sei coi piedi per terra  un aereo che passa esercita una forza che fa volgere il capo al cielo, se sei lassu’ o piu’ in alto ancora non riesci a staccare gli occhi da una delle piu’ bellezze grandi, la Terra.  Volare ha il suo fascino irresistibile  non solo per chi nasce nello stesso giorno dello stesso anno in cui il Boeing 747 compie il primo volo, nello stesso anno in cui il Concorde fa il primo volo e il primo uomo sbarca sulla Luna e….stesso anno in cui viene e disegnato ed adottato il logo dell’Alitalia  che vedete. Sono solo coincidenze prive di significato e con una probabilita’ piu’ alta di quanto si pensi (ma questo ve lo spiego scientificamente un’altra volta), ma piace sapere che veniamo fuori esattamente dallo stesso periodo degli anni sessanta. Alitalia e’ ormai almeno dieci anni che non vola piu’ visti i suoi bilanci sempre in perdita: nonostante i privilegi, gli sprechi per cause note e lo stato (noi) a ripianare i debiti, qualche scortesia e sciopero selvaggio, aver visto il servizio peggiorare negli anni ho sempre provato simpatia per Alitalia e l’ho sentita compagnia di bandiera (anche se ormai anche nel calcio le bandiere non esistono piu’). I ricordi evocano anche una notte passata con assistenti di volo sul Los Angeles-Milano perche’ tanto dormire non si riusciva (causa vicino di posto e del fatto che tanto quando in volo non dormo)….E’ stato raggiunto l’accordo grazie all’intervento del governo, il dream team italiano, 16 temerari impreditori nostrani con 1 miliarduccio di euro o giu’ di li si appropriano delle attivita’ e asset, mentre i debiti vengono scaricati sul contribuente, 2 miliardi . Prendiamo due compagnie (l’altra e’ AirOne) con debiti fondiamole, raddoppiamo la tassa d’imbarco, creiamo un monopolio e sospendiamo la concorrenza in faccia al libero mercato, al consumatore ed in nome della difesa dell’italianita’ . Tanto fra qualche anno  se la rivenderanno  con buoni profitti a lufthansa, airfrance or whatever insomma a chi di lavoro fa volare gli aerei (core competence) e non altre cose varie ed eventuali. Ma Alitalia non la sento piu’ compagnia di bandiera e pagando le tasse qui credevo per una volta di non dover contribuire all’ennesimo scempio italiano da 2miliardi di euro…ma l’illusione e’ durata poco….visto che dopo quello che e’ successo non si puo’ fare a meno delle banche il governo qui fara’ tirar  fuori al contribuente 50miliardi di sterline per entrare nel capitale di 8 banche….paese che vai aiuto che trovi e come diceva Toto’ “ed io pago” , esiste ancora un qualche paese dove si puo’ andare senza dover pagare gli errori di governi, temerari capitani d’industria e avventurieri della finanza?

Love is in the air

Quanto ingrata sa essere l’estate londinese tanto splendido e luminoso e’ l’autunno.
Quasi che questa citta’ voglia farsi perdonare mesi di capricci, weekend estivi passati sul divano, notti con la copertina di lana ai piedi del letto, serate in cui tremi con i sandali addosso, ma no, mai e poi, cedero’ alle scarpe chiuse, e’ estate sul calendario.
Il cielo azzurro e’ cosi inaspettato che ti svegli al primo raggio di sole, ti chiudi per 40 minuti in metropolitana, riemergi in un oasi di verde e pace e ai tuoi piedi c’e’ Londra.
Salendo su Parliament Hill ti manca il fiato: la camminata, l’eccesso di ossigeno, la vista, l’amore. Guardi i palazzi della City dall’alto, nella cornice verde di Hampstead Heat e l’emozione e’ forte. Azzurro, verde, argento puntellati dei colori vivi della gente intorno a te.
A volte basta cambiare prospettiva. O forse basta chiudere gli occhi, dimenticare il passato, fare la pace con te stessa. E ti innamori ancora una volta.

.:Hampstead Heat:.
Closest tube station: Hampstead

Temple Bar

Se si nomina Temple Bar sicuramente il pensiero di ognuno corre a Dublino ( e per me al mio amico sciamano) , all’area dove si trovano parecchie istituzioni culturali irlandesi come anche la borsa e la Banca Centrale d’Irlanda e che dal tramonto del sole  diventa la zona piu’ viva per la vita notturna coi sui bar, pub, ristoranti e clubs….una meta che nessuno di voi neanche per sbaglio puo’ avere mancato. In realta’, sorry per i gaudenti della pinta, il Temple Bar a cui mi riferisco e’ a Londra e sebbene la storia sia interessante non e’ altrettanto alcolica…

Nel medio evo Temple Bar era una delle porte di accesso che regolava i commerci e deve il suo nome a Temple Church, la chiesa dei templari vicino alla quale si trovava. Originariamente in legno e fortemente danneggiato dal primo Grande Incendio di Londra (1666) fu commissionato a Sir Christopher Wren e l’arco in pietra Portland venne costruito fra il 1669 and 1672. Nel 1878 la City of London corporation lo fece smontare pezzo per pezzo per allargare le strada e acquistato nel 1880 da Sir Henry Meux (su spinta della moglie, barista, che sposo’ con grande scandalo) proprietario dell’omonima fabbrica di birra a Londra (in fondo un qualche nesso con la birra doveva pur esserci, azienda passata di mano nel 1961 e poi eventualmente scomparsa) che lo fece rierigere nel giardino di casa e dove rimase fino ai giorni nostri ….nel 2003.

Solamente nel 2004 viene piazzato dove si trova oggi nella riqualificazione della zona adiacente alla cattedrale di St.Paul come porta di accesso a St.Paternoster Square.

.: Temple Bar – Metro piu’ vicina St.Paul – Central Line :.